ETTORE LUNELLI (1924-2011) - E' stato allievo del pittore trentino Luigi Bonazza dal 1939 al 1943.
Ha conseguito il diploma pressol'Accademia di Belle Arti a Bologna nel 1951. Ha insegnato educazione artistica nelle scuole medie sino al 1989.
Ha partecipato alle mostre collettive organizzate dalla sezione di Trento della Unione Cattolica Artisti Italiani. Coltiva la ricerca sull’arte e le sue problematiche pubblicando alcuni scritti.







Premessa.

Il maestro alle elementari mi spiegava che vi sono parole concrete e parole astratte. Le parole concrete indicano “cose” che possono essere descritte, quantificate ecc.; mentre le parole astratte indicano “qualcosa” che non può essere descritto, ma le azioni o le opere che a quel “qualcosa” si riferiscono sono definibili e anche quantificabili.
ARTE è una parola astratta! Quei critici, pensatori o filosofi che cercano di definire cosa sia l’ARTE compiono sforzi inutili. Sta di fatto che infinite sono le definizioni di arte, ma nessuna riesce ad emergere e annullare le altre. Si può però dire che l’arte è un valore aggiunto a una comunicazione: quanto maggiore risulta essere questo valore aggiunto altrettanto il messaggio può assumere maggiore forza, ma a volte invece il messaggio può, nel rapporto tra opera d’arte e osservatore, perdere valore. Arte è una parola astratta per cui…….



"SPEZZATINO" DI PENSIERI ATTORNO ALLE "OPERE D'ARTE"

Buona cosa sarebbe poter dare un mescolata allo spezzatino di pensieri, idee o annotazioni che di seguito vado ad esporre e con una buona forchetta sceglire a caso quale leggere, senza nessun ordine, perché la “materia” trattata non ha una strutura, ma sono pensieri sciolti e come tali vanno digeriti.




01 - fatto a regola d’arte
Di un lavoro ben fatto si usa dire: “fatto a regola d’arte”. Questo vien detto delle opere d’artigianato e si riferisce in modo particolare alla “accuratezza” della esecuzione.
Oggi quando si parla di “opere d’arte” ci si riferisce a quanto fanno gli artisti, non gli artigiani. Per le opere create dagli artisti esiste una “regola d’arte”? Sembra di no, in particolare oggi (2010) la produzione degli artisti assomiglia ad una babele di intendimenti creativi.


02 - valori e dubbi
Nello sport, vi è la certezza dei risultati e dei “valori”; negli sport competitivi a squadre i punteggi sono calcolati con certezza in base a precise regole. Nell’atletica vi è sempre lo strumento di misura che decide chi è il primo: sarà il cronometro o il metro.
Nella cultura non vi è certezza di quello che è giusto o di quello che è fasullo, non esiste uno strumento certo che possa convalidare gli indirizzi culturali che vengono proposti, spesso, con molte “parole”.
Nella formazione intellettuale sa imporsi chi è dotato di ferma decisione e facilità di parola, anche se è in errore. Questi avrà la meglio su chi tentenna perché cerca più il vero che di esprimere le proprie convinzioni e magari non ha il “dono” di un facile eloquio: egli risulterà perdente anche se il filone della sua ricerca culturale è nel giusto.
Nell’arte, ma forse in ogni aspetto della cultura, spesso soffia un gran vento della moda! Nel ‘700 varie chiese e cappelle, gioielli del romanico, sono state, per la moda del momento, ridotte a teatrino di gusto dubbio.


03 - creare
È primario impulso umano “creare”, qualità che probabilmente è stata alla base della sopravvivenza della specie, il creare, modificando l’ambiente a proprio favore è forse stato l’elemento che ha fatto dell’uomo la specie dominante sulla terra. Questa esigenza a creare è fortemente radicata nell’uomo.
L’agricoltore, l’artigiano e, sino a non molti anni fa, anche l’operaio, avevano la “necessità” di operare in modo creativo. Oggi la “creatività è rimasta un privilegio di pochi, anche l’artigiano e l’agricoltore hanno oggi visto ridurre lo spazio della autonoma creatività.
Molte persone, raggiunta una certa autonomia finanziaria e un certo tempo a disposizione si dedicano a attività creative: artistiche o paraartistiche.
I giovani oggi a volte sfogano il proprio impulso alla creatività con “segni” più o meno significativi tracciati con bombolette sui muri della città, credendo di fare arte; altri più smaliziati esercitano la creatività immettendo nel circuito “internet” dei “virus”, altri con incosciente azione ricorrono alla creatività illusoria procurata dalla droga.


04 - i monumenti e i cittadini
Alcuni “creativi” avendo osservato come i cittadini passino davanti a monumenti d’arte significativi con indifferenza ritengono necessario richiamare l’attenzione sul valore e sul significato di quelle opere “nascondendole”, incartandole o contornandole con muri di sabbia e alterare così l’ambiente per scuotere l’apatia dei cittadini.
La situazione non è forse quella “osservata” da quei creativi: quel monumento, e tutti gli altri monumenti della città appartengono, quasi per una specie di “imprinting”, ai cittadini e i cittadini a quei monumenti appartengono.
Nascondere qualche monumento è alterare l’ambiente, è fare violenza verso chi a quell’ambiente appartiene!
Un atto di violenza non produrrà mai arte per quante giustificazioni e spiegazioni il “creativo” o suoi sostenitori vadano esprimendo. Forse per un turista non sarà atto di violenza, perché a quell’ambiente non appartiene, ma certamente “sopruso” impedendogli di vedere quel monumento che magari era andato a cercare: mostrandogli un ambiente alterato.


05 - quale opera è arte?
L’impulso alla creatività “artistica” porta alla creazione di opere tra loro molto dissimili, tanto che se si guarda a volo di uccello le opere realizzate nello scorrere del tempo, anche nella sola produzione pittorica, ci troviamo fortemente disorientati nella valutazione di quali siano veramente le qualità fondamentali che deve avere un’opera per poter essere classificata come “arte”.
Molto diverse sono le reazioni intellettuali e psichiche che si provano di fronte a un così variato aspetto di opere che vengono classificate come “arte”.
Cercando di dare una prima definizione di cosa sia arte si può dire che l’artista è un operatore che realizza una realtà che prima non esisteva e che non abbia alcuna utilità materiale per la sopravvivenza dell’uomo. Però l’opera creata deve avere la “forza” di produrre un interesse nell’essere umano che in qualche modo viene in contatto con essa, sia con la vista, con l’udito o mediante una conoscenza intellettuale (lettura).

Prima di affrontare ulteriormente il problema posto su quali qualità deve avere un’opera d’arte credo opportuno approfondire quali siano le risposte psichiche che le opere d’arte sollecitano in chi viene in qualche modo in contatto con esse.

Oggi spesso si confonde l’emozione con il sentimento, o meglio si considerano i due termini come equivalenti. Le due parole identificano situazioni ben diverse. Le emozioni sono “risposte” a situazioni, a cose viste o anche solo pensate che fanno insorgere reazioni psico-fisiologiche di varia forza; possono intervenire anche tachicardie e svenimenti.
I sentimenti sono riposte del “cuore” che non sono collegate ad alterazioni fisiologiche. Le emozioni sono una risposta “automatica” che si subisce nei confronti di un fatto, di una notizia. Spesso, o forse meglio sempre, emozioni e sentimenti sono presenti contemporaneamente, anche se in variato rapporto. Questa coesistenza delle due risposte a varie situazioni fa sì che i due fenomeni vengano considerati come indicanti la stessa situazione psicologica.
Ora mi sembra che le emozioni siano una risposta alla concretezza di qualche situazione, ossia di fronte a fatti reali o comunicazioni di fatti reali (spesso definiti “contenuti” in una comunicazione); i sentimenti invece sono fondamentalmente una risposta di adesione affettiva o di rifiuto


06 - emozione o sentimento?
L’incontro con un’opera d’arte può provocare risposta psichica con un variato equilibrio tra emozione e sentimento. La valutazione della qualità artistica di una opera è soggetta a molti fattori culturali presenti nelle varie epoche storiche; la valutazione può essere rivista e mutata con il passare del tempo e con attenta revisione critica.
Nel 1996 vi fu una mostra nel terzo centenario della nascita del Tiepolo, nella lettura di vari articoli in proposito notavo un ripensamento sull’arte tiepolesca con dei giudizi più negativi rispetto al passato. Questa presa di posizione mi sembrava non corretta.
Ma con la visita che ho fatto alla mostra ho cambiato pensiero. Tiepolo resta indubbiamente grande negli sfolgoranti affreschi decorativi per la loro forza di spettacolo emozionante, ma nelle opere “di cavalletto” non sa trovare un diverso equilibrio: dove i sentimenti sappiano superare l’emozione provocata dalla spettacolarità.
Nella creatività pittorica oggi è molto valutata la forza emotiva generata dall’uso di colori forti; prevalendo appunto la preferenza di emozioni piuttosto che più sottili e meno coinvolgenti moti di affettività nei confronti del dipinto.


07 - narrazione o arte?
Molti artisti, oggi quasi tutti, si preoccupano di “narrare” delle storie o anche solo fatti di cronaca, anche spesso caricando la narrazione con l’esternazione delle proprie emozioni o anche solo narrare con “leggerezza e facile esposizione”: ossia facilità di lettura.
Ma a me che guardo l’opera cosa interessa l’emozione dell’artista, o la sua visione della narrazione? Cerco nell’opera d’arte una “realtà” con la quale avere un rapporto interpersonale. Il “fatto” non deve essere narrato, ma “ricreato” come realtà che avviene.
Una realtà ricreata deve essere realizzata con segni e significanti che obbediscono a regole che ne coordinino i reciproci rapporti.
Ho bisogno di avere la possibilità di avere rapporti di “sintonia” e affetto con l’opera d’arte. Che il mondo vada male lo vedo da solo senza le denuncie “degli artisti”, i sentimenti che mi interessano sono i miei, specie quelli che provo io nel rapporto con l’opera d’arte!


08 - i segni
La grafica infantile (e quella dedicata alla infanzia) è simbolico-narrativa. I segni assumono una funzione di elementi narrativi, di linguaggio istintivo e simbolico della realtà, ma non raffigurativi o rappresentativi in quanto hanno la funzione di rendere palesi dei pensieri o dei concetti. Ogni aspetto formale viene ignorato perché la grafica è istintiva e impulsiva e volta alla narrazione. Nella grafica infantile è esclusa la riflessione formale e rapporti tra i segni che non abbiano valore narrativo.
L’artista invece non è un narratore o comunicatore, ma un creativo, per cui deve, da un fatto o concetto, realizzare una “realtà”: una “creatura”, che abbia una sua identità compiuta e non un veicolo che trasporta una narrazione o un concetto. L’opera d’arte deve essere una “entità” con la quale la persona che ne viene in contatto può stabilire un rapporto interpersonale.
I potenti vorrebbero che gli artisti si limitassero ad essere dei narratori. Certi critici d’arte, che poco comprendono di quanto il valore creativo in un’opera d’arte sia importante, non sanno vedere nell’opera null’altro che la narrazione; di altro non sanno scrivere.


09 - visite guidate “distruttive”
Uffizi. Sono di fronte a “La Primavera” di Botticelli. La sala è quasi vuota e posso ammirare l’opera da sufficiente distanza così da poterla vedere interamente: sullo sfondo di una “siepe” di alberi da frutta si staglia in centro una figura in posa rilassata, a sinistra e a destra due gruppi di figure sono atteggiate in un movimento ritmico che mi ricorda l’andamento del concerto per cembalo, violino e flauto e archi di J. S. Bach (BWV 1044). La figura in centro e quella all’estremità sinistra sembrano cadenzare il ritmo musicale. A quel ritmo si sintonizza la mia mente e si stabilisce un legame, tra me e l’opera, in un crescente rapporto di amore,…..sento delle voci e rumore di passi: arriva un gruppo di visitatori al seguito di una “guida” ufficiale. Si piazzano davanti alla Primavera e io non vedo più nulla.
La guida spiga: questo è il dipinto “La Primavera” di Sandro Filipeppi detto Botticelli; e stata eseguita probabilmente nel 1478. Sullo sfondo di un bosco di agrumi e altre piante risalta in centro la figura di Venere, interpretazione confermata dalla presenza in alto di Cupido che scocca la freccia. A destra di Venere in primo piano vediamo “Flora” in atto di spargere fiori. Nel manto erboso sono presenti centonovanta piante fiorite quasi tutte identificate. A sinistra di Venere vediamo le “Tre Grazie” (Splendore, Gaia, Abbondanza)….. A sinistra “Mercurio” e alla estrema destra “Zeffiro”…..La guida continua; “Il Botticelli racconta, in una allegoria, la bellezza della primavera, ma altre interpretazioni vorrebbero che l’opera sia una allegoria del matrimonio”…..(nota)….
E alla fine della dotta illustrazione la Primavera viene smembrata in un “puzzle” che nessun cuore sa più ricomporre. E il nascente amore tra me e la Primavera va a naufragare nell’Arno.
(nota) chi vuole saperne di più sui significati e varie interpretazioni della Primavera cerchi su internet: Botticelli la primavera.


10 - la Tempesta è capolavoro?
La Tempesta di Giorgione……………………………………………..
“Non è un capolavoro: il capolavoro definisce con chiarezza il suo soggetto e lo serve funzionalmente con proprietà e coerenza d’iconografia e di linguaggio.” … Così si legge in un certo numero della rivista: “ART DOSSIER”...
Forse il fascino dell’opera di Giorgione non sta nel “soggetto”, ma nella “invenzione”; concetto oggi definito: “composizione”.

Per inciso: alla prova finale all’Accademia di Belle Arti mi è stato richiesto un bozzetto di composizione di almeno tre figure. Nei quattro anni di frequenza all’ABA non vi è mai stato una spiegazione o lezione sui problemi riguardanti la “composizione”. Né nelle ore di laboratorio né in quelle di storia dell’arte. Si parlò di “gusto”…. Mai ho potuto assistere a lezioni sui problemi riguardanti la composizione.

Tornando a riflettere sulla “Tempesta” di Giorgione è da ricordare che sulla base di radiografie è stata ricostruita (Morassi e Battisti) una prima versione dell’opera. Al posto della figura maschile a sinistra viene posta una “bagnante nuda” con i piedi nel ruscello e scompare la figura femminile in atto di allattare il bimbo. Il cielo è diverso e non sembra esserci traccia del lampo.
Evidentemente non soddisfatto di questa prima “invenzione” (= composizione) il Giorgione, senza modificare sostanzialmente il “paese” la modificò creando un maggior equilibrio e coerenza geometrica ai “segni significanti” creando una “realtà esistenziale” fuori dallo scorrere del tempo ossia la cristallizzazione di un “momento fuggente”; come la meraviglia dei cristalli naturali che si formano seguendo tutte le variabili delle leggi della cristallografia.


11 - ritmi compositivi
Nella critica di opere d’arte raramente viene presa in considerazione la costruzione “formale” (la composizione). In qualche testo scolastico si trova l’indicazione: “composizione piramidale”.
Con esami analitico-strumentali su foto di opere artistiche notevoli si può scoprire la presenza di allineamenti di parti figurative. Ossia segni organizzati in una regolarità spaziale a reticolo o a formazione di figure geometriche regolari.
Alcuni esempi di strutture compositive tratte dalla mia pubblicazione: “L’arte come creazione” in: “Immagini” n° 13 del 1964 edita da KOH-I-NOOR HARDTMUTH - Milano

ricerca di ritmi nella deposizione di Giotto - Padova




Gli schemi compositivi però non debbono essere palesi, ma alcuni “segni” più o meno significativi della composizione è opportuno che aderiscano agli schemi anche con le adatte tolleranze dettate dalla intuizione e dalla sensibilità dell’artista.
L’artista deve realizzare un’opera che sia una “realtà”, diversa dal vero, che renda un fatto esistente fuori dal tempo: oltre alla organizzazione geometrica di elementi figurativi, sono anche molto importanti gli equilibri cromatici e tonali che però non debbono raffigurare mimeticamente il reale, ma debbono rispondere alla sensibilitàdell’artista .
Gli schemi geometrici sono, con una certa approssimazione, individuati con semplici strumenti: riga, squadra e compasso; per gli equilibri cromatici o tonali invece non si hanno strumenti per individuarli, se non la sensibilità dell’artista o dall’osservatore che abbia una buona esperienza nel campo artistico.
Gli schemi geometrici e gli equilibri cromatici e tonali determinano dei ritmi formali dell’opera che sono inconsciamente percepiti dall’osservatore e, in qualità diversa da individuo a individuo, sollecitano una risposta o risonanza psicologica.


12 - creazione e narrazione
Un’opera d’arte deve essere una realtà creata, non una narrazione.
Da una narrazione l’artista deve saper realizzare, con segni e valori coordinati, un’opera che si discosti dalla narrazione per essere appunto una rivissuta realtà.


13 - colore ed emotività
Nella mia carriera di insegnante di educazione artistica ho sottoposto gli alunni ad un test sul “tono” dei colori. Presentavo, ad un alunno alla volta per non creare interferenze di giudizio, un campione di colore (di varia gradazione di saturazione) con la richiesta di scegliere tra una serie di grigi, dal bianco al nero, quello che gli sembrasse più simile come intensità.
Con una certa sorpresa ho notato che la risposta non era scelta in base al tono del colore, ma in base alla “riposta” emotiva del colore presentato: un colore poniamo rosso veniva collegato ad un grigio decisamente più chiaro; questo perché il rosso provocava una risposta piuttosto emotiva; come un bianco coinvolge emotivamente più di un grigio.
Mentre un colore azzurro veniva collegato ad un tono di grigio piuttosto scuro in quanto una tinta “fredda” provocava una risposta emotiva debole come un grigio scuro. Ossia gli alunni mettevano a confronto le risposte emotive tra colore e grigio, ma non l’equivalenza di “tono” o “luminosità” tra colore e grigio.
Nella produzione artistica “moderna” troviamo molti artisti che attraverso le loro opere cercano di comunicare le proprie emozioni puntando fondamentalmente su contrasti di colori forti.
Nel periodo definito “postimpressionismo” alcuni artisti puntano decisamente a trasferire nei loro lavori una forza espressiva: sentono imperioso l’impegno di rivelare con forza le proprie emozioni, sia sollecitate da fatti o dalla vista di luoghi, ma fondamentalmente è loro intento “urlare” le proprie risposte emotive. È una scelta che dà vita, in seguito, alla corrente definita “espressionismo”. A quella corrente artistica appartengono artisti che si prefiggono di “narrare” con le opere le proprie emozioni in modi forti, quasi imponendole all’osservatore; non cercando di creare una “realtà” con la quale l’osservatore possa avere un libero rapporto di affettività.


14 - l'arte come valore aggiunto
La qualità artistica di una creazione non sta nel contenuto o narrazione, ma nei valori formali sensibilmente organizzati nel linguaggio usato per creare l’opera: che così diventa una realtà autonoma.
L’arte si può considerare un “valore aggiunto” alla narrazione, determinato dall’equilibrio delle forme: dei “segni” che definiscono il linguaggio. Ma allora se la “narrazione” non determina la qualità artistica, si può eliminare e usare i segni di un qualsiasi linguaggio in opportuno equilibrio formale e ritmico per creare Arte! Ecco nascere l’arte astratta. Sarà poi vero che si ottiene alta qualità artistica senza un contenuto o narrazione o intento di dare vita a una realtà esistenziale? Vi è pensiero senza cervello? Vi è amore senza cuore?


15 - arte: reltà non narrazione
Nell’arte italiana e occidentale in genere sin dal medioevo, nonostante il forte influsso delle icone orientali, vi è sempre l’intento di “ricreare” l’episodio (vedi quanto detto a proposito della “Tempesta del Giorgione), sia religioso che cavalleresco, come una realtà rivissuta secondo l’interpretazione dell’artista. Nei migliori artisti è più forte la “ricostruzione”, nei minori vi è una certa tendenza alla narrazione che però non prende il sopravvento sulla “ricreazione”.
Questo orientamento creativo si ha sino agli inizi del sedicesimo secolo; con i manieristi inizia la tendenza al prevalere della narrazione spettacolare o teatrale.
L’orientamento alla “narrazione” prende poi il sopravvento sulla “creazione”.
A questa tendenza si sottraggono solo i più forti artisti, Dal ‘600 in poi si presenta una evoluzione del “fare arte”: permane sempre la tendenza alla narrazione che si evolve dalla spettacolarità forte a più giocose interpretazioni, per arrivare con il “neo classicismo” ad una narrazione fatta con grande perfezione di mestiere.


16 - arte e mestiere
Il mestiere non fa l’arte, ma senza mestiere non si fa arte! I problemi di mestiere nella produzione artistica non devono ingombrare né il cervello e ancor meno il cuore. È la mano che deve “avere” la conoscenza del mestiere e risolvere quanto il cervello, ma soprattutto il cuore vogliono sia fatto!
Per meglio chiarire l’equilibrio che deve avere la componente rappresentativa mi piace segnalare i fili di erba nella “Tempesta” di Giorgione, o i peli dell’animaletto nella “Dama con l’ermellino” di Leonardo; non si vedono se non si è attenti a un esame delle opere, perché sono dettagli che “stanno al loro posto” non prevaricano, ma rispondono ad un perfetto equilibrio rappresentativo.
Questo può avvenire solo se “le mani” conoscono il mestiere in modo da fare quello che la mente e il cuore ordinano.


17 - perfezione o freschezza esecutiva
Alla “pesantezza” e precisione esecutiva nelle opere d’arte del neoclassicismo e romanticismo è subentrata la controtendenza a realizzare opere eseguite con una decisa “freschezza esecutiva” di più immediata e facile lettura. Questa tendenza artistica però non ha saputo sostituire la retorica dei contenuti, prevalentemente storici, con ispirazioni di profondo sentire, ma anzi si è accontentata di rivolgersi alla cronaca del quotidiano o addirittura a luoghi comuni o “detti popolari”.


18 - cronaca e ispirazione
L’ispirazione non è più epica, ma viene dalla cronaca, vuoi ora di ambito provinciale o da visioni cosmopolite o esotiche; sempre però l’uomo, nel suo agire, è centro e fine della narrazione ignorando qualsiasi spirito sia universale che di religiosità trascendente. Ben presto gli artisti sentono la scarsa profondità di quelle tematiche e cercano di esprimere con forza e anche violenza gli intimi sentimenti che si agitano negli animi dei contemporanei.

La creatività libera con intenti artistici si orienta nel Novecento verso visioni concettuali svincolate dalla realtà e dalle emozioni e dai sentimenti sino all’esclusione del “vero” da ogni ispirazione e all’uso delle tecniche tipiche dell’arte in espressioni che, se non supportate da spiegazioni esplicative, nulla dicono all’osservatore se non una inconscia sollecitazione ritmica, ma senza ispirare adesione affettiva all’opera. Un’opera d’arte può nascere anche da fatto di cronaca o di contestazione, ma deve risolvere la comunicazione in un contenuto universale. In ogni modo l’opera creata non deve essere costruita con linguaggi astrusi o con segni puramente istintivi o irrazionali.
Un’opera concepita in modo del tutto avulso dalle esperienze quotidiane e avulso dalla cultura dell’ambiente al quale è destinata diventa un reale fallimento nel campo artistico in quanto nessuno può stabilire un qualsiasi rapporto con l’opera stesa. Un eventuale novità di indirizzo nella creatività artistica deve nascere in modo spontaneo come conseguenza di una evoluzione culturale: non deve essere una forte ricerca del nuovo fatta in modo disordinato ove ogni “artista” va per conto suo alla ricerca di modi nuovi solo per stupire.

Questo esame dell’evoluzione della creatività artistica è decisamente sommario e lacunoso, ma cerca di evidenziare come vi sia, dal ‘500 in poi, una tendenza a realizzare opere che esprimano teatralità, riducendo la narrazione a livello di cronaca, rinunciando ad una ispirazione profonda, ma limitandosi a sollecitare emozioni anche forti escludendo una visione che superi il contingente, privilegiando un pensiero razionale che escluda il trascendente; oggi più che affettività la creatività libera tende a produrre adrenalina nel fruitore.
Però vari artisti, dotati di particolare sensibilità hanno saputo operare con dedizione e amore all’opera superando la cronaca, e, se pur inseriti nel gusto della propria epoca, hanno saputo creare opere che sollecitano legame affettivo in chi le ammira realizzando opere d’arte che arricchiscono i contenuti con una “visione” universale coinvolgendo affettivamente l’osservatore e trasmettendo sensazione di serenità ed equilibrio anche nelle opere di soggetto anche doloroso sia profano che mitologico o religioso.
Questi artisti crearono con spirito trascendente, a volte in tutta la produzione, o solo dopo un periodo di ricerca o in opere particolarmente ispirate.
Per chiarire il concetto è opportuno che citi alcuni nomi di questi artisti: Caravaggio, Rembrandt, Vermeer, Francesco Guardi, Piazzetta, Chardin, Turner; questi artisti hanno saputo essere umili “servitori” delle opere create e non padroni di esse, non superbi creatori.


19 - arte contemporanea
Arte contemporanea……………, ma….. quando comincia il periodo dell’arte contemporanea? Quando termina? Ci sarà l’arte postcontemporanea. Per i veneziani del ‘500 Tiziano faceva dell’arte contemporanea. Questo è un termine poco indovinato; o è una definizione provvisoria? L’arte della fine ‘800 e primi ‘900 venne subito etichettata come arte “moderna” e quella definizione è rimasta a definire l’arte di quel periodo. Moderna di circa centocinquanta anni fa!
A parte questi discorsi parlare di arte “contemporanea” è un vero problema perché non è assolutamente possibile individuare, se non unità, almeno una certa affinità di tendenza culturale.
Nella creatività di oggi (2010) tutto è possibile, dal lavoro di buon, o anche ottimo, mestiere sino a lavori eseguiti con la massima superficialità o istintiva esecuzione, priva di qualsiasi riflessione esecutiva; certi lavori hanno forse anche un intento “narrativo”, ma caoticamente realizzato con “linguaggi” del tutto arbitrari. Forse unica affinità di intenti nell’arte “contemporanea” è una decisa autoreferenzialità.
Nell’arte “contemporanea” c’è di tutto, tranne che il buonsenso e lo spirito di umanità.
Cosa sarà in un incerto futuro di tutte le opere oggi definite “arte”? Saranno opere definite curiosità di un’epoca governata dal dominante egocentrismo proprio della vita biologica?


20 - parole parole parole…
Per concludere il mio pensiero: L’opera d’arte non è una narrazione né una raffigurazione simbolica, ma una realtà coinvolgente la conoscenza, ma soprattutto l’affettività.
Anche queste però sono parole…..parole; non un metro che come nello sport assegna il merito. E con questo si torna all’inizio.

Ettore Lunelli


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PUBBLICAZIONI:
  • 1964) "L’arte come creazione" - Rivista: IMMAGINI n° 131964 edita da: KOH-I-NOOR HARDTMUTH - Milano
  • 1989) "Arte sacra 89" - nel catalogo della mostra: ARTE SACRA 89
  • 1991) "Cosa è arte?..." - nella rivista: UCT Anno XVI Maggio - Gruppo culturale UCT - UOMO CITTA’ TERRITORIO - TRENTO
  • 1994) "EX LIBRIS REALIZZATI IN MATRICE ELETTRONICA MEDIANTE COMPUTER" - nel catalogo: EX LIBRIS - Unione Cattolica Artisti Italiani - sezione di Trento -
  • 2001) "AFFRESCARE" – prove ed esperienze – UCAI sezione di Trento.
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Mie opere a: Trento - Roma - Milano - Lodi - Bologna - Conegliano V. - Landsberg (Monaco di B - Germania) – Kirchham (Germania) – Vineland ( N.J. - U.S.A.)

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Per contatti: rafflun-chiocciola-gmail.com

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